CAVALIERI
JEDI di Elena "Licht" Butta Il Maestro guardò con affetto il suo allievo. Stava maneggiando con rapidità e precisione una grossa spada laser, alta il doppio di lui. La impugnava in modo strano, date le sue piccole e tozze dita, ma la presa era salda. L'anziano Jedi aveva avuto molti apprendisti Padawan nella sua lunghissima vita, ma quello aveva qualcosa di diverso: la forza era potente in lui, e aveva le capacità per usarla. Ma non la usava quasi mai. La fronte del potente Cavaliere si oscurò, ripensando al colloquio avuto qualche ora prima con il suo allievo. Ricordava l'aria afflitta del giovane. Ho paura ad usare la Forza in tutto il suo potere: essa è più grande di me. Sospirò, ed ordinò al futuro Jedi di ritirarsi. Sospirò ancora una volta. La fronte era piena di preoccupazione. Il ragazzo era pronto per essere giudicato dal Consiglio, ma quella sua paura ad usare la Forza lo lasciava perplesso. Certo il suo apprendista era destinato a diventare un potentissimo Jedi, forse perfino un membro del Consiglio. Sarebbe stato il suo ultimo apprendista Padawan: si sentiva troppo vecchio e stanco per continuare ad istruire futuri Jedi all'uso della Forza. Era quasi deluso: aveva dato tutto se stesso a quel giovane. Ripensò, nel fresco della sera, a quel pezzo della sua vita in cui era stato al fianco del ragazzo. Glielo aveva portato un suo amico, dopo averlo raccolto da uno sperduto pianetino alla periferia della Galassia. Non gli ci era voluto molto a capire le potenzialità di quella creaturina sperduta, e aveva voluto istruirlo. Ricordava i lunghi e piacevoli colloqui nelle stanze del palazzo del Consiglio, il volto stupito di quella giovane vita, che assorbiva facilmente tutto ciò che lui gli spiegava. Ricordò il momento in cui aveva donato la sua prima spada laser, e gli sforzi dell'Apprendista per usarla in modo corretto. Lo rivedeva sudato e dolorante, dopo aver tenuto in aria per ore tavoli e altri pesanti oggetti. Una grande ondata di affetto per quell'ultimo Jedi che sarebbe uscito dalle sue mani. Decise che gli avrebbe dato fiducia. Uscì del terrazzo buio ed avvertì i membri del consiglio che il suo allievo era pronto per essere esaminato. Il Maestro non era ammesso nella sala dell'esaminazione. Sedette, paziente e fiducioso, aspettando il verdetto del Consiglio. Vide il suo allievo uscire dalla stanza con il volto radioso, e capì che ora era uno Jedi. Camminarono fianco a fianco, silenziosamente. La Forza li guidò verso la terrazza circolare, sede di tanti loro incontri. Per primo il Maestro parlò: - Che cosa farai, adesso? - Viaggerò per la Galassia, Maestro. Proteggerò chi ne ha bisogno, perché non posso usare la Forza per me stesso. - Tornerai? - Si, Maestro. Tornerò qui, ma non so se ci rivedremo. - Allora questo è un addio. E sia, giovane Jedi. E' giusto che i piccolo abbandonino il nido, quando sono in grado di volare. - Io vi ringrazio, Maestro. Addio, dunque. Il vecchi Cavaliere Jedi vide il suo ultimo allievo allontanarsi verso l'hangar. Si sentiva triste e felice nello stesso istante. Sorrise, e guardò le stelle. Voleva dire ancora qualcosa. - Yoda! - Il ragazzo si girò, già sulla porta di uscita della terrazza. - Che la Forza sia con te, sempre! Lui sorrise, per un momento. Poi si avviò verso la sua vita.
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